di Alexander Höbel
1. La riflessione di Gramsci negli scritti politici
Quello dell’intellettuale collettivo è un tema classico dell’elaborazione gramsciana, e in parte si collega a quella estrema attenzione al terreno della formazione e dell’approfondimento, al lavoro culturale organizzato, tipica della sua impostazione. Per Gramsci, cioè, come già era stato per Gobetti, “la cultura è organizzazione”, e agendo sulla formazione della coscienza di singoli e masse ha ricadute decisive sul piano politico1.
Già nel dicembre 1917, dinanzi alla proposta di una “Associazione di cultura” emersa nella sezione torinese del Partito socialista, Gramsci osservava: “Una delle più gravi lacune dell’attività nostra è questa: noi aspettiamo l’attualità per discutere dei problemi e per fissare le direttive della nostra azione”, il che fa sì che non tutti si impadroniscano “dei termini esatti delle questioni”, cosa che provoca “sbandamenti”, disorientamento, “beghe interne”. Non esiste cioè “quella preparazione di lunga mano che dà la prontezza di deliberare in qualsiasi momento”, perché chiari sono i presupposti teorici della decisione politica. “L’associazione di cultura dovrebbe [quindi] curare questa preparazione […]. Disinteressatamente, cioè senza aspettare lo stimolo dell’attualità, in essa dovrebbe discutersi tutto ciò che interessa o potrà interessare un giorno il movimento proletario”2.
** Relazione al convegno “L’intellettuale collettivo”, promosso dal Centro Gramsci di educazione (Roma, Camera dei deputati, 29 settembre 2015).
1 A. Burgio, Il problema dell’arretratezza delle masse e la teoria del partito negli scritti precarcerari, in Gramsci e l’Italia, a cura di R. Giacomini, D. Losurdo, M. Martelli, La Città del Sole 1994, pp. 351-379, p. 357.
2 [A. Gramsci], Per un’associazione di cultura, “Avanti!”, ed. piemontese, 18 dicembre 1917, in A. Gramsci, Scritti politici, a cura di P. Spriano, Editori Riuniti 1978, vol. I, pp. 140-143.