Storia del PCI dal 1944 al 1974

Il prossimo venerdì 17 aprile si terrà l’ultimo seminario del ciclo di incontri sulla storia del Pci organizzato dalla Federazione dei Castelli Romani del Partito comunista d’Italia e dalla sezione Pcd’I di Campoleone-Lanuvio. Qui sotto sono pubblicate le registrazioni dei primi tre seminari e i report curati dal compagno Stefano D’Alessandro.

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  1. 31 ottobre 2014 La “svolta di Salerno”. Partito nuovo e democrazia progressiva. Togliatti e la Costituzione (1944-1947)

Relatori: Alessandro Hobel e Paolo Ciofi 

per ascoltare l’audio clicca qui…

  1. 28 novembre 2014 Gli anni del centrismo. Le lotte per la pace e la democrazia, la sconfitta della legge truffa, la crisi del ’56 (1948-1956)

Relatore: Alessandro Hobel

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  1. 19 dicembre 2014 Dal centrismo al centro-sinistra. Gli ultimi anni di Palmiro Togliatti (1957-1964)

Relatore: Alessandro Hobel

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  1. 30 gennaio 2015 Il Pci di Longo, l’XI Congresso, il movimento del ’68 (1964-1968)

Relatori: Alessandro Hobel, Franco Ottaviano 

  1. 27 febbraio 2015 – Dall’Autunno caldo al compromesso storico. L’avanzata del movimento di massa, la risposta delle forze reazionarie, la strategia di Berlinguer (1969-1973)

Relatori: Alessandro Hobel

  1.  17 aprile 2015 – Il Pci tra compromesso storico e strategia della tensione

 Report degli incontri a cura di Stefano D’Alessandro

Primo incontro seminario Storia PCI – La svolta di Salerno 

Venerdì 31 ottobre 2014, nei locali della sezione Antonio Gramsci di Campoleone (Lanuvio – RM) si è tenuto il primo di sei incontri dedicati alla storia del Partito Comunista Italiano organizzato dalla Federazione dei Castelli Romani del PdCI, Partito dei Comunisti Italiani. Oggetto del primo incontro è stato un punto cruciale della storia dei comunisti italiani ma non solo. La cosiddetta “Svolta di Salerno” è un momento della storia di tutta Italia fondamentale da comprendere per capire molti fatti che oggi si dipanano sotto i nostri occhi. Roberto Borri, membro del direttivo PdCI di Genzano ed ex consigliere provinciale ha aperto la discussione spiegando le ragioni che hanno portato la Federazione PdCI ad organizzare il seminario: comprendere il passato per capire il presente. Capire la storia per non commetterne gli stessi errori “è importante capire perché in quel periodo abbiamo fatto il governo con Badoglio, un rappresentante della monarchia, capire perché abbiamo fatto quelle scelte, perché abbiamo votato l’articolo 7 della Costituzione” ha detto rivolgendosi ai compagni e al pubblico in sala. Hanno offerto il loro aiuto alla comprensione di quelle scelte fatte in quei determinati e concitati momenti storici Alessandro Hobel, storico del movimento operaio italiano dell’Università Federico II di Napoli e Paolo Ciofi, ex deputato PCI e Presidente dell’Associazione Futura Umanità, per la storia del PCI.

Entrambi hanno sottolineato la lungimiranza della scelta adottata da Palmiro Togliatti, figlia delle riflessioni prodotte in carcere da Gramsci contenute nei Quaderni dal carcere scritti dall’intellettuale sardo. Cioè la capacità di mantenere lo spirito rivoluzionario del Partito Comunista Italiano nel quadro delineato dalle superpotenze (Russia, U.S.A. e Gran Bretagna) a Yalta. Il mondo diviso in due blocchi con l’Italia inevitabilmente collocata all’interno del versante occidentale. Una rivoluzione socialista sarebbe stata, quindi, soffocata dalle truppe americane e britanniche, forze chiaramente anticomuniste. C’era, quindi, la necessità di passare attraverso una fase costituente dove il PCI doveva collaborare con altre forze antifascite per sconfiggere il regime mussoliniano, difendere l’Italia dall’invasione straniera dei tedeschi prima di tutto. Poi il socialismo si sarebbe potuto raggiungere in seguito, dopo aver restituito al popolo italiano una democrazia.

 

Seminario Storia del Partito Comunista Italiano (2/6) – Gli anni del centrismo

Sabato 29 novembre si è tenuto a Campoleone nella sezione Antonio Gramsci dei Comunisti Italiani il secondo appuntamento del ciclo di seminari sulla storia del Partito Comunista Italiano.

Al centro della discussione “Gli anni del centrismo”. Dopo la cosiddetta svolta di Salerno il Partito Comunista Italiano si trasforma ed evolve nella sua forma. Dopo esser stato un Partito di quadri, clandestino, impegnato nella lotta armata della Resistenza diventa Partito di massa, balzando improvvisamente da circa 20.000 iscritti ad oltre 2 milioni. Una mutazione colossale nella forma e nella sostanza.

Gli anni del secondo dopoguerra sono caratterizzati da una crescita economica notevole, l’arrivo della società industriale e dei consumi sul piano economico sociale. Sul piano politico, invece, domina la scena il centrismo democristiano. Il partito cattolico-clericale con il sostegno degli “amici americani” operano nel tentativo di arginare l’ascesa del Partito che rappresentava le classi subalterne, i lavoratori salariati, gli operai e i contadini.

Seminario Storia del Partito Comunista Italiano (3/6) – Dal centrismo al centro-sinistra

Venerdì 19 dicembre nella sezione Antonio Gramsci dei Comunisti Italiani di Campoleone si è tenuto il terzo appuntamento del ciclo dei seminari sulla storia del Partito Comunista Italiano.

In pieno Boom economico italiano, dopo il fallimento della cosiddetta “Legge truffa” (meno vergognosa di quello che è stato definito “Italicum” in via di trattativa in questi mesiu) la Democrazia Cristiana vira leggermente a sinistra.

Dopo il fallimento dei governi sostenuti dalla destra reazionaria e fascista, un presidente della Repubblica, Antonio Segni, eletto con i voti del Movimento Sociale; il governo Tambroni (fascista mascherato da democristiano) letteralmente ribaltato dalla reazione del popolo genovese nella storica manifestazione del 1960, quella dei cosiddetti “ragazzi con le maglie a righe”, cioè una massa di giovani che intervenne spontaneamente insieme ai militanti del PCI ad impedire la manifestazione del MSI in uno spirito di vigoroso antifascismo.

(Di questo episodio trovate nel file audio una preziosa testimonianza, un compagno del PdCI della Federazione dei Castelli Romani, Ugo Simonassi, presente durante la serata, ha riportato la sua testimonianza, lui che partecipò attivamente a quella giornata).

Dopo tutto questo il governo sceglie l’alleanza con il PSI, il Partito Socialista Italiano nel tentativo di placare le rivolte popolari ed isolare i Comunisti anche a sinistra.

La virata produsse alcuni provvedimenti sani di cui abbiamo goduto per anni (ora a rischio estinzione) l’innalzamento degli anni di studio pubblico e obbligatorio (fino alla terza media) e la nazionalizzazione dell’azienda erogatrice di servizio elettrico, cioè l’ENEL.

Tuttavia non riuscì comunque tale virata a contenere la crescita costante del PCI.

Seminario Storia del Partito Comunista Italiano (4/6) – Il Pci di Longo, l’XI Congresso, il movimento del ’68 (1964-1968)

Venerdì 30 gennaio nella Sezione dei Comunisti Italiani di Campoleone (Lanuvio) si è tenuta la 4° lezione del seminario sulla storia del Partito Comunista Italiano.

Oggetto della discussione un argomento che a distanza di oltre quarant’anni rimane ancora spinoso e controverso: “Il PCI di Longo, il 68, il rapporto coi movimenti giovanili: il dibattito a sinistra, il confronto con l’altra sinistra (1966-1968)”.

La relazione è stata opera – come sempre dall’inizio del seminario – di Alex Hobel, storico del movimento operaio dell’Università Federico II di Napoli, l’approfondimento, invece, è stato affidato a Franco Ottaviano, personaggio che conosce a fondo entrambe i soggetti oggetto del discorso: il Partito Comunista Italiano (è stato deputato eletto tra le fila del PCI, segretario della Federazione dei Castelli del PCI, prima di approdare al PCI ha fatto parte dei movimenti del 68).

Hobel ha introdotto, dunque, l’argomento, trattando a fondo il punto di vista del Partito nei confronti dei movimenti che si sviluppavano alla sua sinistra, “l’altra sinistra” la si è chiamata durante il dibattito, “nemici a sinistra” ha detto qualcuno provocatoriamente.

Luigi Longo, allora segretario del Partito, succeduto alla ingombrante figura di Palmiro Togliatti, è propenso ad un dialogo con la realtà della sinistra giovanile ed extraparlamentare. Altri, come ad esempio Amendola, meno. I rapporti tra i militanti di base del PCI e i militanti dei movimenti è, quanto meno, burrascoso. “Ci vedevano come il nemico da abbattere” ha detto un militante del fu PCI durante il dibattito. In una manifestazione sul Vietnam, ha riportato Ottaviani nel suo intervento un membro del PCI intervenne dicendo “Sul Vietnam si unisce la lotta” la risposta dei movimenti fu “No, sul Vietnam ci si divide”.

Ma Ottaviani ha portato anche un punto di vista diverso, quello dei movimenti, essendone stato membro. Ha riportato l’episodio in cui il dialogo e la collaborazione c’è stata, quando il Sindaco di Genzano, Cesaroni (sindaco Comunista), fece volantinaggio in piazza di domenica mattina insieme ai ragazzi dei movimenti. Ha riportato la sua testimonianza, di quando volantinando per i movimenti incontrasse la diffidenza da parte dei Comunisti che ricevevano i suoi volantini.

I riferimenti ideali del PCI in questa sede, in una sezione Comunista, alla quarta lezione del seminario sono ormai chiari. Ma a quali personaggi, quali idee, quali storie hanno animato quei giovani del 68 che iniziarono ad occupare le scuole.

L’Unione Sovietica aveva perso “appeal” nei confronti di quelle giovani generazioni. I loro punti di riferimenti erano, certamente, Lenin, Marx ma non certo Krusciov. I punti di riferimento erano diventati Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara, Mao e la Rivoluzione Culturale.

I movimenti accusano il partito di aver mancato l’occasione della Rivoluzione, di aver abbandonato gli ideali rivoluzionari originari in luogo di un “parlamentarismo borghese”. I movimenti spingono per seguire l’esempio di Cuba e Che Guevara piuttosto che il dialogo con Mosca. Il Partito riteneva allora che Cuba e l’Italia non erano paragonabili. L’Italia la guerra armata rivoluzionaria l’aveva fatta durante la Resistenza, ora era un Paese a capitalismo avanzato e le armi da usare erano ben diverse.

I fatti dell’Ungheria del ’56 e di Praga nel ’68 incidono in profondità su questa frattura. Dopo i fatti di Praga, infatti, il gruppo del Manifesto si stacca e fonda il quotidiano che tutt’ora esce in edicola.

(Su questi fatti poca luce è stata fatta. L’opinione del sottoscritto, basata su documenti ormai diventati pubblici ma dimenticati, è che la CIA fomentò le rivolte “spontanee e democratiche” come sta facendo ora in Ucraina, come ha fatto in Tibet nel 59 e compagnia bella. Credo che gli Stati Uniti siano stati decisamente più abili dell’URSS nell’utilizzare metodi “non convenzionali”, “Psyop”, in sostanza quello che nelle Relazioni Internazionali viene chiamato il “soft-power”, l’egemonia culturale e che l’URSS non essendo in grado di opporre una pari armata “mediatica” abbia schierato i carri armati. Il sottoscritto dal punto di vista dei principi si schiera con l’Unione Sovietica, su quello dei metodi no).

L’impegno politico diventa anche fenomeno di costume, ci ha ricordato Ottaviani. Come Castro i giovani movimentisti indossano giubbotti verde militare e si fanno crescere la barba come i “Barbudos” cubani che la barba, in realtà, non la tagliavano per non sprecar tempo durante la dura e feroce guerriglia. Arrivano i “capelloni” che si fanno crescere i capelli per anticonformismo, che vengono cacciati da Piazza di Spagna dai fascisti per il loro aspetto “provocatorio”.

Sbocciano le librerie Feltrinelli che pubblicano i libri sulla guerriglia a prezzi accessibili anche alle tasche dei giovani studenti.

Insomma i punti di riferimento ideali tra movimentisti e partito sono “simili ma diversi”.

Dunque questa problematicità di allora è sembrata la sera di venerdì 30 gennaio ancora irrisolta, basti ascoltare gli interventi dei Compagni che in quegli anni hanno militato nel PCI, la totalità dei quali ha evidenziato gli scontri di allora alla base.

Il tentativo di instaurare un dialogo tra movimenti e partito proposto da Longo è sembrato, dunque, non aver germogliato frutti.

Non è facile trarre un bilancio su eventuali colpe o errori. Ognuno scaricando il file della discussione può ascoltare la discussione rielaborare i propri pensieri, ricordi, letture e riflettere sul passato e le influenze sul presente.

Un dato ritengo, personalmente, paradossale. Alcuni di quelli che accusavano il Partito di aver ceduto al “Parlamentarismo borghese” (Giuliano Ferrara, Paolo Liguori, Adriano Sofri) sono diventati, in ordine: direttore di un quotidiano fascista, opinionista di calcio della mediaset berlusconiana ed editorialista di Repubblica “renziana”.

Forse è riduttivo ma tant’è.

One thought on “Storia del PCI dal 1944 al 1974

  1. Meno male che si parli ancora della storia dei vecchi partiti e, soprattutto, del PCI. Quest’ultimo, sicuramente con qualche sbaglio, a mio avviso, è stato il partito che ha dato forse di più degli altri un contributo alla crescita del nostro paese. Partito da Livorno nel 1921 come piccolo gruppo, quasi settario, ha combattuto in clandestinità con due “Centri”, interno ed estero, e poi con la Resistenza il fascismo. A questo punto non ci resta che ringraziare coloro che organizzano questi seminari e coloro che scrivono libri su questi argomenti.

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