Perché siamo comunisti
da “L’Avanguardia”, 27 novembre 1921
È nostro intento dire semplicemente perché siamo comunisti, cioè per quale bisogno intimo noi partecipiamo attivamente all’attività rivoluzionaria, affrontando tranquillamente i pesi ed i sacrifici che ne derivano, e perché i danni che ci colpiscono […] non attentano affatto la nostra volontà di lotta, ma, per l’opposto, la rafforzano sempre più. […] Siamo comunisti, perché dell’ideale comunista […] ci siamo fatta la ragione di tutta la nostra vita [e] dell’idea comunista siamo talmente compresi […] che, ora, non potremmo più abbandonare senza annientare […] tutta l’energia e l’entusiasmo che ci fa operare. […] Siamo comunisti, perché solo nel comunismo troviamo la possibilità d’una vita quale noi la vogliamo: nella teoria comunista trovano soddisfazione i nostri bisogni spirituali e campo d’azione il nostro pensiero; nella pratica del milite comunista, troviamo il modo di applicare, con godimento, il nostro spirito attivo e la nostra volontà, il nostro bisogno di lotta. Per noi, per i comunisti, essere tale è un bisogno dello spirito: bisogno prepotente al quale non possiamo non soddisfare, come non si può soddisfare i bisogni elementari della vita. […] Chi veramente comunista si sente come menomato, mutilato nel proprio essere quando avversità o necessità lo allontanano, anche per breve tempo dal nostro movimento. Non si può lasciare di lavorare per il nostro ideale, senza sentire in fondo all’animo un malessere; come non si abbandona una persona, una cosa amata, senza sentirne il dolore. […] Le asperità della lotta ci formano una volontà più salda e più tenace, ci trasformano, da individui passivi, in elementi attivi e fattivi del movimento rivoluzionario. […] per i comunisti, la lotta è anche un bisogno del loro temperamento, oltre ad essere un mezzo necessario per il conseguimento dei proprii obiettivi.