Di fronte alla Grecia di Tsipras, all’Europa della Merkel e alla frammentazione della sinistra italiana, il pensiero e la pratica politica di Enrico Berlinguer costituiscono un ineludibile punto di riferimento da cui muovere per affrontare la crisi globale.
Conferenza stampa di presentazione del volume
Enrico Berlinguer, discorsi al parlamento europeo
(Editori Riuniti)
Si è svolta questa mattina a Montecitorio la conferenza stampa di presentazione del volume Enrico Berlinguer, discorsi al parlamento europeo (Editori Riuniti), con gli interventi di Luciana Castellina, Paolo Ciofi, Alessandro Höbel, Aldo Tortorella e Vincenzo Vita.
Nell’introdurre il tema della conferenza stampa, Paolo Ciofi ha sottolineato la attualità delle riflessioni sull’Europa del segretario del Pci sia per quanto riguarda gli aspetti geopolitici pur in un quadro storico completamente diverso («Un’Europa né antisovietica né antiamericana), sia per quanto riguarda quelli sociali (un’Europa dei lavoratori e dei popoli); concetti su cui si sviluppò la collaborazione con Altiero Spinelli (il quale, si tende a dimenticare, era stato eletto come indipendente nelle liste del Pci al parlamento Ue ed ebbe modo di osservare che il segretario Pci portò a compimento la saldatura tra democrazia e socialismo). Ciofi ha anche ricordato che il «prezioso volume» costituisce parte del materiale di studio preparato per il convegno “Berlinguer e l’Europa, i fondamenti di un nuovo socialismo”, che si svolgerà a Roma il 6 marzo.
Alessandro Höbel, che del volume ha curato l’introduzione, ha messo l’accento sul fatto che i discorsi che il segretario del Pci tenne al parlamento europeo (in tutto sette) non sono stati «giustamente valutati», pur riguardando temi che oggi sono ancora al centro del dibattito, come per esempio la necessità di una Unione politica e non solo monetaria; la necessità di superare gli squilibri tra le aree del pianeta per fermare il declino dell’Europa; o ancora la necessità di sostituire le classi dirigenti europee, impegnate a fare gli interessi del capitale, mettendo in campo forze sociali in grado di portare avanti un processo di integrazione su sentieri nuovi.
Per Vincenzo Vita, la lettura dei discorsi di Berlinguer apre uno squarcio «inquietante» sulla situazione presente dell’Europa e delle sue istituzioni, se si pensa a quanto poco tempo è passato da quando il segretario del Pci pronunciava quelle parole. Parole che «sembrano scritte oggi» e che rappresentano una «critica positiva, fattiva» alla costruzione dell’Europa così come è avvenuta e come sta avvenendo; una critica che si mostra distante sia dagli entusiasmi degli europeisti che dagli strepiti degli antieuropeisti.
Se Aldo Tortorella mette l’accento sul fatto che il mondo cui si riferiva Berlinguer non c’è più e che quei discorsi sono utili se accompagnati dalla riflessione storica che quelle idee giuste sono state sconfitte, Luciana Castellina sottolinea il carattere ultra retorico di certa agiografia in tema di Europa, ricordando quanto Altiero Spinelli fosse un feroce accusatore di come è cominciato il processo di costruzione dell’unione europea. Castellina introduce anche il concetto di «terza via» nell’idea di Europa di Berlinguer, cioè non sovietica ma neanche capitalistica, un’idea che morì con Berlinguer e che rappresenta un’occasione perduta.