Recensione di Alberto Melotto

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Nelle ultime settimane diversi volumi apparsi sul mercato editoriale hanno ripreso a cercare fra le pieghe della multiforme storia del Partito Comunista Italiano. La volante rossa è tornata a campeggiare minacciosa, quantomeno dalle vetrine delle librerie, primula e spauracchio del secondo dopoguerra, quando non tutti i partigiani, specie nel milanese e in Emilia Romagna, si rassegnarono all’amnistia togliattiana. Altrove si analizza la figura di Pietro Secchia (Le rivoluzioni non cadono dal cielo, di Marco Albertaro).

In questa sede intendiamo parlare del volume di Alexander Hobel, la prima vera biografia, ancorché non completa temporalmente, di uno dei più capaci dirigenti del Pci, Luigi Longo.

Nella prefazione lo storico Aldo Agosti s’interroga, più che correttamente, sul perchè Longo sia finito nel limbo della memoria del nostro paese, quasi nascosto dalle due gigantesche presenze del suo predecessore e del suo successore alla segreteria del partito, Togliatti e Berlinguer.

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